La “Camera delle Meraviglie” del vino
Incontro con Paolo Baracchino Fine Wine Critic “Io “odio” il legno, odio l’eccesso del legno, che deve, in effetti, essere di aiuto nell’amalgama, ma non nascondere i profumi”, mi...
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“Io “odio” il legno, odio l’eccesso del legno, che deve, in effetti, essere di aiuto nell’amalgama, ma non nascondere i profumi”, mi dice Paolo Baracchino, noto avvocato di professione, raffinato e famoso Fine Wine Critic per passione.
È profondo l’afflato quando mi parla di vino, è tutto un mondo di profumi, appunto, di sapori, di emozioni che descrive e che sente nel cuore e nell’animo, e profonda è la sua conoscenza quando ne parla, perché è amore puro.
Questa sua passione nasce nel 1998, quando comincia a frequentare i corsi di Sommelier dell’AIS ( Associazione Italiana Sommelier ), e nel 2000 diventa Sommelier, conducendo degustazioni in Italia e all’estero.
Si definisce un “libero appassionato degustatore”.
È avvocato e membro degustatore del Grand Jury Européen, che ha sede in Lussemburgo, fondato nel 1996 da François Mauss, che comprende un minimo di dodici membri permanenti, provenienti da almeno sei paesi della Comunità Europea e della Svizzera, con assaggi alla cieca di un massimo di 68 vini in due sessioni giornaliere di tre ore, con l’obiettivo di fornire una classificazione alternativa del vino.
Così come è membro dell’Associazione “Les enfants du Champagne”, i cui sommelier si riuniscono tre o quattro volte l’anno per degustare gli champagne,a tema.
Giornalista, scrive su apprezzate riviste di enogastronomia.
Ci incontriamo nella sua personale e speciale “wunderkammer”, una camera delle meraviglie nella quale raccoglie prestigiosi vini toscani, piemontesi, di Bordeaux, Champagne, Porto.
È un dono quello che mi fa di ricevermi lì, perché pochissimi hanno la fortuna di entrare in questo luogo celato, nella Firenze antica, tra l’Arno e Palazzo Vecchio.
— “La tua enoteca privata, è come una “ biblioteca del vino”, gli dico,” Mi permetti questa mia libera definizione?”
E mi risponde: “Racchiude quello che amo particolarmente! Vengo e scelgo il vino che desidero bere, perché mi piace sentire i sapori.
I sapori fondamentali del vino sono la dolcezza-morbidezza, data dallo zucchero; l’acidità e la durezza; la sapidità dovuta alla presenza di sali minerali; l’amarezza, data dai polifenoli e dai tannini.
Ma importanti sono anche le sensazioni tattili e retronasali, la persistenza.
Io amo i sapori delicati, l’equilibrio, che è la sua importanza, l’eleganza, la femminilità, la giusta potenza, la piacevolezza, la piacevolezza che ti resta in bocca, la sensazione.
Questo mi piace! Mi piace degustare i vini del mondo, champagne, vino bianco… è la voglia di scoprire cosa c’è nel bicchiere, scoprire i vini, provarli, apprezzarli”.
— “Quali sono le qualità che deve avere un esperto del vino ?”
“Deve avere la sensibilità di capire cosa c’è in quella bottiglia, senza vedere prima l’etichetta.
Io ho la fortuna di avere una buona lingua, molto sensibile, essenziale per un sommelier, e ho molta memoria olfattiva.
I profumi mi restano in mente con intensità, sono parte del mio sentire: il profumo del cocomero, della buccia del melone bianco, delle castagne, delle ballotte, della “coccoina”, del latte di mandorla, del riso, che mi ricorda l’odore dell’appretto sulle pezze dei tessuti che vendeva la mia famiglia nel negozio, della giuggiola del Riesling tedesco, per esempio.
Come scriveva Proust:
“…Quando di un passato lontano non resta più nulla… più fragili ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore rimangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare…a sorreggere senza piegare, sulla loro stilla quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo“.
NICOLETTA ARBUSTI