INSTAGRAM OLTRE IL FOOD
Applicazione essenziale per la condivisione di foto e/o video, Instagram è diventato, nel giro di circa un decennio, il social dalla crescita più elevata. Secondo le ultime stime...
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Posted by Ilaria Persello
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Posted by Ilaria Persello
Applicazione essenziale per la condivisione di foto e/o video, Instagram è diventato, nel giro di circa un decennio, il social dalla crescita più elevata. Secondo le ultime stime si parla di oltre un miliardo di utenti attivi in tutto il mondo (più di 22 milioni in Italia). Il suo successo è dovuto prima alla potenza del visual, alla potenza mediatica delle immagini e al suo impatto comunicativo di gran lunga più forte e immediato rispetto ad altri social. Altro aspetto importante è la sua semplicità, la sua velocità di condivisione e di feedback. Assistiamo a un progressivo abbandono di Facebook da parte dei giovani, mentre Instagram è amato in ogni fascia di età e in ogni settore, dalla moda ai viaggi, all’intrattenimento fino al cibo. La parola d’ordine è quella di condividere quello che mangi con i tuoi follower. Scatta e condividi su IG.
Un numero sempre maggiore di persone si “professa” poi influencer o, più semplicemente, blogger. I loro profili Instagram raccolgono dalle decine di migliaia ai milioni di follower. Da qualche tempo infatti la vera tendenza di Instagram è il food. Nell’era dei social domina il cibo. Molti profili Instagram sono di food influencer o di food blogger. A volte sono profili di cuochi famosi, ma nella maggior parte dei casi si tratta di foodies, di semplici buongustai o amanti del cibo. Ricette, video, foto, hashtag legati al cibo hanno invaso Instagram. Ma perché il cibo è così presente su questo social? Il cibo fa moda, fa millenial. Non importa se ciò che viene fotografato non è gustoso, l’importante è che sia qualcosa di unico, che catturi l’attenzione dei follower, che sia, in una parola, “instagrammabile”. Cosa rende uno scatto “instagrammabile”?
Occorre fare alcune premesse indispensabili. Si sente ormai parlare di Mobile Food Photography (o anche di Food Photography). Le foto da pubblicare sui social network non devono (non dovrebbero) essere semplici foto, ma rispondere ad alcuni requisiti particolari per raggiungere la massima visibilità. Ma prima di tutto devono essere foto ben fatte, sotto ogni punto di vista, dalla luce, alla composizione, all’inquadratura o al taglio, all’abbinamento di colori per far emergere la nostra idea, la nostra peculiarità anche fotografando un piatto di spaghetti.
Quale cibo fotografare? Quello di ogni giorno in cucina, quello del nostro ristorante preferito (sia pure un panino), quello scoperto e amato in vacanza o in un viaggio, quello del mercato. Le vie del cibo sono infinite…
Per trovare la giusta ispirazione, basta girellare un po’ su Instagram e seguire qualche profilo o qualche hashtag (parole chiave precedute dal simbolo # cancelletto). La caccia al tesoro sarà sempre molto fruttuosa.
Lo chef Alain Ducasse affermava che “la cucina è una festa per gli occhi e ho capito che i nostri ospiti desiderano condividere queste emozioni attraverso i social media.”
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Se già nel i sec. d.C. per il gastronomo Apicio “il primo assaggio è quello con gli occhi”, si può paradossalmente dire che il nostro cervello si nutre su Instagram. Le bacheche straboccano di piatti. Gli smartphone (soprattutto quelli di ultima generazione), così come ogni apparecchio fotografico in modalità automatica o semi-automatica, ha opzioni particolari per il cibo. Ogni applicazione degna di questo nome ha filtri o combinazioni di filtri dedicati ai foodie. Ma alcune app lo fanno in modo migliore di altre. Hipstamatic per IOS in primis ha eccellenti strumenti per esaltare i piatti. Sapienti combinazioni di “pellicole”, “lenti” e “flash” creano un unicum per ogni scatto.
Su Android (e su IOS) non c’è che l’imbarazzo della scelta sia come foto “native” che per la post-produzione. Ma il lavoro migliore lo fanno senza ombra di dubbio le app più famose. Tra queste sicuramente VSCO (per i numerosi filtri di qualità insuperabile e in continua evoluzione). E poi non dimentichiamoci quelle usate per i ritocchini, evidenti o meno. Quindi, ben venga un uso sapiente di alcuni filtri di Instagram, di Photoshop (in versione Express), di Lightroom o Snapseed o di SKWRT (per raddrizzare le linee). È tutto? Certamente no!
Creato il “piatto perfetto” dobbiamo rendere ancora più appetibile la nostra foto pubblicandola con un buon corredo di hashtag, perché sia visibile non solo a più persone possibile, ma soprattutto a quelle giuste.
Gli hashtag di Instagram (sempre che l’algoritmo funzioni e se usati nel modo corretto) sono strumenti potentissimi che permettono di avere visibilità, target personalizzato, crescita del profilo.
Ci sono hashtag specifici per il cibo, per ogni tipo di cibo, per ogni filtro, in ogni lingua. Ci sono hashtag seri e scherzosi, per il cibo salutare, vegano, spazzatura, colorato o monocromatico, quelli legati a festività particolari o a ingredienti. Il rischio è solo quello di usare male gli hashtag o a sproposito, rendendoli praticamente inutili.
Il mondo dei food blogger e degli amanti del cibo e della cucina utilizza su Instagram tantissimi food hashtag.
In questo modo il food diventa fashion.
Molti piatti presentati hanno avuto i passato colori vibranti, giochi di simmetrie, e impiattamenti da far invidia a chef pluristellati. Adesso la casualità sembra prevalere sulla perfezione estetica, ma spesso tutto è così naturale o caotico da essere palesemente artefatto.
Lo stile “istagrammabile” è allora morto? È morta l’estetica di Instagram con le sue regole ferree? La foto più spontanea è diventata la foto social perfetta. Sì a scatti ben realizzati, ma la perfezione è noiosa, falsa e sa di social vecchio. Sì al realismo all’iper-realismo, ma con foto di qualità e non sciatte, né tantomeno con eccesso di filtri, hdr o photoshop. La vita reale si sta facendo largo sui social, così come i piatti più tradizionali e autentici. Instagram ha bisogno di passione e creatività. Non a caso sono in continua crescita i profili di food editor, blogger che non si accontentano più di fotografare il cibo, ma condividono ricette e collaborano con riviste o scrivono libri. Una nuova frontiera è poi quella delle allergie alimentari, dei blog vegan o dedicati a un territorio particolare. Persino i ristoranti più semplici hanno iniziato a tenere conto dell’esigenza dei clienti di fotografare il cibo, migliorandone presentazione e illuminazione. Tutto fa social. Tutto fa Instagram. Ognuno di noi è potenzialmente un blogger, un foodie, un eccellente food blogger. Basta raccontare e condividere con amici e follower “di che cibo siamo”.
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