Prefazione – 2023
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Andare sulla Luna per abitarla e, da lì, iniziare ad esplorare lo Spazio più profondo, Marte e altri corpi celesti del Sistema solare allo scopo di migliorare la vita sulla Terra. Una sfida comune e globale, all’insegna della sostenibilità, che impegna le Agenzie Spaziali, le Università, i Centri di ricerca le Industrie di tutto il mondo a gestire lo Spazio anche allo scopo di creare sviluppo economico ma sempre rispettandolo. Una sfida che prevede l’ideazione e la realizzazione di servizi satellitari per la navigazione e le telecomunicazioni, di moduli pressurizzati, di tecnologie innovative per stampare in 3D direttamente sulla Luna i moduli abitativi necessari agli astronauti delle prossime missioni lunari.
Nell’Agenzia Spaziale Italiana ricercatori scientifici e ingegneri aerospaziali progettano, ricercano e sperimentano quotidianamente la nostra eredità per le future generazioni, continuando a far progredire l’esplorazione scientifica dello spazio a beneficio dell’umanità.
Alla nostra Agenzia Spaziale (ASI) è dato il compito di collaborare con la NASA nel disegno e la costruzione della navetta per l’allunaggio dei moduli abitativi che sorgeranno sulla luna, oltre che dei laboratori, di uffici e spazi di vario tipo e, infine telecomunicazioni con la terra.
La bella luna cantata da poeti e artisti sta per diventare una realtà quotidiana, nel 2024 un’astronauta americana imprimerà la propria impronta sulla polvere che ricopre la nostra luna.
Ma, questa volta, sulla luna ci andremo per rimanerci, costruirci un imponente insediamento abitato, una meta carica di avventura, di continue scoperte scientifiche e tecnologie innovative.
In questi scenari futuristici dove scienza e innovazione tecnologica la fanno da padrone l’elemento umano rimane il vero e unico protagonista, i nostri astronauti e le nostre astronaute saranno coloro che renderanno questi nuclei abitativi comunità di persone che oltre a pensare, ricercare, studiare, esplorare continueranno in qualità di esseri umani ad avere bisogni primari per garantire la propria sopravvivenza extra terrestre.
Alla luce di questi scenari lunari una delle tante domande è relativa proprio alla sopravvivenza umana, come si alimenteranno i nostri astronauti e astronaute?
Se ripercorriamo l’evoluzione storica del cibo spaziale questa ci racconta di menu e cibi spaziali progettati e cucinati per vivere all’interno delle navette, per brevi periodi ma, se oggi la prospettiva è quella di stabilirsi sulla luna, di abitare la luna le domande sull’alimentazione sono tante.
E come i saggi ci insegnano non vi è modernità se non nel rispetto delle tradizioni e allora proviamo a fare un breve excursus sull’evoluzione del cibo e dell’offerta dei menù spaziali per gli astronauti dal primo allunaggio ad oggi.
1962 Cibo frullato nei tubi. Il russo Yuri Alekseyevich Gagarin, nel proprio menù può scegliere tra carne, fegato e verdure, il tutto frullato da un tubo mentre orbita intorno alla Terra. Per gustare un dessert nello spazio deve spremere la salsa di cioccolato da un altro tubo.
1965 Cibo disidratato in sacchetti sigillati. Il programma Gemini della NASA conduce il suo primo volo con equipaggio a bordo e decide di inviare cibo disidratato in sacchetti sigillati che contengono alimenti come budino di riso, uova strapazzate e pollo al curry. Anche le bevande come caffè e latte sono sigillate in sacchetti. I pasti contengono meno calorie del normale, perché il fabbisogno calorico degli astronauti è più basso in condizioni di assenza di gravità.
1964 Dessert e dolcetti. I cosmonauti golosi sono accontentati. Per soddisfare i più golosi vengono introdotti nella dieta spaziale dei biscotti a cubetti di zucchero, ideati per essere mangiati con un solo morso, sono ricoperti di gelatina per evitare che le briciole ostruiscano i sistemi elettrici o i filtri dell’aria. Il rivestimento in gelatina impedisce al cibo di avariarsi e ne preserva il sapore.
1969 Carne e verdure confezionate. Sull’Apollo 11 durante il primo allunaggio, Neil Armstrong e Buzz Aldrin mangiano carne e verdure, maiale, patate e pancetta e salsa di mele. In caso di emergenza è prevista anche una fonte di cibo di riserva, a cui possono attingere direttamente all’interno dei propri elmetti da astronauta.
1983 Arrivano i vassoi. Durante la nona missione dello Space Shuttle gli astronauti mangiano da vassoi contenenti alimenti come polpette con salsa barbecue, pilaf di riso, fagioli italiani e budino di cioccolato termostabilizzato.
1985 Cibo fresco. Gli astronauti dello Space Shuttle hanno in dotazione un “armadietto per alimenti freschi” con frutta e verdura come mele, banane, carote e bastoncini di sedano.
2001 Prima consegna della pizza nello spazio. Pizza Hut è famosa per essere stata la prima al mondo a consegnare una pizza al di fuori dell’atmosfera terrestre. Il pasto viene inviato al cosmonauta russo Yuri Usachov, che all’epoca viveva sulla Stazione Spaziale Internazionale. Pizza Hut ha pagato all’agenzia spaziale russa circa 1 milione di dollari per questa missione pubblicitaria per la promozione del cibo degli astronauti.
2004 M&M’s a bordo. Il Pilota Mike Melvill, mentre utilizza lo Space Ship One, un velivolo sperimentale, si concede una stranezza: tira fuori dalla tasca alcuni M&M’s, tutti di colori diversi lasciandoli andare e grazie all’assenza di gravità, questi si sono appena girati come piccole lucine scintillanti.
2017 Pizza party. Passano gli anni e, come è giusto che sia, nello spazio ormai si riesce a fare di tutto. Un gruppo di astronauti, ha dato vita ad un Pizza Party, preparando loro stessi le pizze e destreggiandosi benissimo tra un condimento e un passaggio volante.
2018 Cena di Natale per gli astronauti. Elon Musk e la sua azienda spaziale SpaceX hanno inviato una cena cosmica di Natale agli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il menu comprende tacchino affumicato, una casseruola di fagioli verdi, patate dolci, salsa di mirtilli e torta di frutta. La maggior parte del menu è composta da cibo disidratato sottovuoto.
Prossimo futuro. coltivare il cibo con le luci a LED. Dopo aver ripercorso l’evoluzione storica del cibo spaziale, chiudiamo questo primo viaggio raccontando della possibile nuova frontiera alimentare che potrebbe rivoluzionare l’offerta dei menù spaziali. La NASA infatti sta lavorando a una nuova stazione spaziale che potrebbe includere un “giardino spaziale” dove cibi come lattuga, fragole e patate possono essere coltivati sotto le luci a LED. Il giardino non richiederebbe molta acqua, e potrebbe migliorare significativamente l’alimentazione degli astronauti, fornendo frutta e verdura fresca.
Abbiamo notato che il cibo degli astronauti, o meglio, the space food, si è evoluto abbastanza lentamente nella storia. Anche se scienza e tecnologie negli ultimi decenni sono progrediti in maniera esponenziale, il cibo spaziale è rimasto nella quasi totalità termostabilizzato, precotto o congelato. La crescita di alimenti freschi, coltivati direttamente a bordo, potrebbe finalmente migliorare le diete nello spazio, rendendo la permanenza dei cosmonauti più umana e sana.
Gli astronauti, fondamentalmente adottano l’alimentazione dei comuni e mortali terrestri quando gravitano nello spazio: alcuni cibi possono essere mangiati nelle loro forme naturali, come la frutta e i biscotti, altri alimenti, come i primi, richiedono invece l’aggiunta d’acqua e devono essere riscaldati poiché già precotti. Anche nella stazione spaziale c’è un forno per riscaldare il cibo alla giusta temperatura. Per molti anni non ci sono stati frigoriferi, quindi gli alimenti dovevano essere conservati e preparati correttamente per evitare deterioramenti, specialmente nelle missioni più lunghe. Nei menù spaziali possiamo ritrovare anche alcuni condimenti come ketchup, senape e maionese. Sale e pepe sono disponibili, ma solo in forma liquida: questo perché gli astronauti non possono spargere sale e pepe sul loro cibo nello spazio, questi infatti fluttuerebbero semplicemente via e si correrebbe il rischio di ostruire le prese d’aria e contaminare le sofisticate apparecchiature.
Il cibo degli astronauti quindi arriva in confezioni usa e getta. I cosmonauti devono gettare via i pacchi quando hanno finito di mangiare. Alcune confezioni sono realizzate in modo tale da impedire al cibo di volare via. L’imballaggio per alimenti è progettato per essere flessibile e facile da usare, oltre che per ottimizzare lo spazio durante lo stivamento o lo smaltimento di contenitori per alimenti.
“… Cambierà volto1 il menù degli astronauti che abitano per mesi la Stazione Spaziale Internazionale con l’arrivo, a novembre prossimo, di Samanta Cristoforetti la prima donna astronauta italiana dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea) che realizzerà la missione Futura, la seconda di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana. Cristoforetti, membro dell’equipaggio della spedizione ISS 42/43, porterà a bordo della ISS un ambizioso programma per la nutrizione e la salute nello Spazio e sulla Terra.
«Per la prima volta sulla ISS ci sarà una cambusa e Cristoforetti potrà realizzare il “cooking on orbit”, ovvero potrà preparare i suoi menù, combinando i diversi alimenti che abbiamo preparato per la missione Futura dell’Agenzia Spaziale Italiana» anticipa David Avino di Argotec, la società torinese specializzata in menù per astronauti che porterà sulla ISS la prima macchina per il caffè spaziale, frutto di ben tre brevetti di alta ingegneria e tecnologia e di una partnership con la Lavazza che ha realizzato speciali capsule adatte all’ambiente in microgravità.
In linea con il progetto alimentare di Cristoforetti sono stati realizzati alimenti gustosi ma soprattutto sani, spesso basati sulle regole della nutrigenomica, la scienza che studia l’interazione fra gli alimenti che assumiamo e i nostri geni. Con Luca Parmitano abbiamo portato la cucina Made in Italy: lasagne, caponata, parmigiana di melanzane e tiramisù, e adesso anche la cucina tedesca con la missione attualmente in corso dell’astronauta dell’Esa Alexander Gerst. Con Samantha c’è un cambio di passo: al gusto si abbina una speciale attenzione per il suo programma di sana alimentazione, un messaggio che dallo spazio Cristoforetti vuole fare arrivare sulla Terra». Per realizzare i menù di Samantha sono stati necessari sei mesi di ricerche: «Sono tutti prodotti termostabilizzati, disidratati, hanno una chef life di 24-36 mesi e non vanno in frigo. Sono tecnologie che esporteremo sicuramente sulla Terra», conclude Avino…”